Un punto cardinale del graffitismo all’Arcella e non solo

un passaggio tra passato e presente di quest’arte multidisciplinare e dalle ricche sfumature che ha nella sua effimerità l’accettazione intrinseca del suo essere. Una clessidra sospesa sul palmo di una mano femminile, all’incrocio di via Ticino e via Tunisi, che racchiude granelli della stessa sabbia che compone il deserto circostante. È lì a governare il tempo che scorre, granello dopo granello, mentre tutto attorno muta, cambia forma e vita. Quell’opera, che porta la firma del writer Axe, è lì dal 2010 come le intere due facciate che compongono l’opera monumentale un intervento a più mani realizzato dagli artisti della crew Ead padovana.

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Prima del restyling esterno del capannone che ha coperto questi murales

l’ultima visione composita tra deserto, carri armati, ruspe e un cielo infuocato, è in realtà l’intervento finale di una continua stratificazione per mano degli stessi artisti a partire da fine anni Novanta. Un passaggio fondamentale è rappresentato dal Meeting of Style del 2005, il primo in Italia accolto proprio in questo quadrilatero urbano di Padova. Il MoS è una jam internazionale, diramata in oltre 20 paesi mondiali, nata nel 1995 in Germania con lo scopo di promuovere e valorizzare l’arte urbana in tutta la sua essenza. Sudore, passione, vernice, musica, breakers si mescolano nella forma più pura e Padova, nel 2005, è stata la prima città italiana a portarlo nei confini nazionali. Tra il 24 e il 26 giugno, oltre 80 artisti hanno trasformato e ribaltato quest’area di quartiere, in lunghe sessioni che vanno proprio da questo capannone agli gli spazi del centro sociale Pedro fino alla facciata esterna del Mappaluna su corso Tre Venezia.

Tra il 2010 e il 2011

gli artisti si sono ritrovati per creare la versione ultima. C’erano Joys, Boogie, Orion, Made514, Peeta, Yama, Secse, Zagor, Cruize, Sika, il già citato Axe, e c’era anche Giacomo Ceccagno, in arte Jeos, scomparso troppo presto nel 2011. Partendo da via Tunisi, il primo lavoro porta la firma di Sabe, quello con la figura umana di profilo disegnata sulla serranda. Guardando attentamente le quattro lettere incise sulle sfere unite dal filo di perla si nota che compongono la scritta Jeos: un omaggio, come detto, all’artista che ha realizzato qui le ruspe, gli elicotteri, i carri armati e la composizione delle due facciate. La ruspa, inoltre, sarà l’unico pezzo che sopravvivrà alla copertura e ammodernamento delle pareti. Proseguendo ci sono Zagor, ad angolo la figura femminile che sorregge la clessidra realizzata da Axe, poi ancora Orion, Cruize, la sfinge disegnata da Yama, Boogie, il volto creato da Made514, Joys, Secse e la balena che lievita nell’aria di Sika.

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